DOROTHY STANG
Un simbolo nella lotta per i diritti dei contadini e per l’ambiente. Fu assassinata nella città di Anapu, nel Pará brasiliano, come rappresaglia per le sue ripetute proteste contro le aziende responsabili della deforestazione edelle cattive condizioni di vita dei lavoratori della Foresta Amazzonica.
«Non scapperò né abbandonerò la lotta di questi agricoltori, che vivono senza protezione, in mezzo alla foresta. Essi hanno il sacro diritto a una vita migliore, su una terra dove possano vivere e produrre con dignità, in pace e senza distruggere».
Retro:
Dorothy Stang, conosciuta da tutti come Irmã Dorote , è una religiosa e missionaria brasiliana di origine statunitense, appartenente alla congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur, che aveva iniziato a occuparsi di insegnamento negli Stati Uniti. Un’attività che ha poi continuato, in un modo diverso, tra i poveri dell’Amazzonia lottando per l’apertura della prima scuola per maestri nella Transamazzonica in Brasile perché i contadini conoscessero i loro diritti e sapessero come difendersi e difenderli. Era l’unica maniera per garantire la vita e la permanenza delle famiglie di agricoltori del comune di Anapu.
Dorothy non si risparmiava nella difesa dei contadini e della foresta, tanto da essere stata insignita nel dicembre 2004 del Premio dei Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati del Paese, ma per questo si era attirata le continue minacce di grandi latifondisti, trafficanti di legno, da parte di chi aveva invaso illegalmente le terre e dai loro potenti alleati.
Il Pds (Progetto di Sviluppo Sostenibile) Esperança, per il quale suor Dorothy ha lottato ed è stata uccisa, permette di prendere dalla foresta quel che è sufficiente per vivere e di coltivare senza distruggere l’ambiente. Solo l’agricoltura familiare garantisce questa convivenza uomo-foresta e impedisce l’avanzamento del disboscamento selvaggio provocato dai mega progetti di monocoltura, che hanno gravi conseguenze per la terra e tutta l’umanità. La foresta distrutta non ricresce: diventa un deserto di morte.
E così, all’alba di quel 12 febbraio 2005, nella città di Anapu, è stata ammazzata con sei colpi di pistola.
Ma il suo seme non ha smesso di produrre frutti: le sue battaglie per l’integrazione tra la foresta e il suo popolo si sono allargate a tutto il Brasile grazie all’intervento diretto del ministro dell’Ambiente: l’80% della selva è ora tutelato per legge attraverso l’amministrazione della foresta.